La storia del territorio di Lizzano Pistoiese.
Non esistono molti documenti che testimoniano la vita e la storia di quegli anni, ci dobbiamo riferire alle ricerche che antichi storici hanno fatto e che recenti appassionati di storia antica hanno interpretato e rielaborato.
Da tutti questi testi, i cui riferimenti sono riportati in un’altra pagina di questo sito (link), si sintetizzano alcuni eventi importanti che tracciano la storia di questo territorio.
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Secondo Dionigi d’Alicarnasso i primi abitanti di questo territorio furono i “Lidi”, che arrivarono intorno al 1400 a.c..
Secondo Plinio il Vecchio quando arrivarono i Lidi, questi territori erano già stati abitati dai Pelagi prima (almeno fino al 1500 a.c.) e poi dagli Umbri.
Pertanto, se è vero che la Toscana fu una delle prime “Regioni” della Penisola a ospitare i primi uomini, si può legittimamente affermare che fu proprio la “Montagna Pistoiese” a favorire i primi insediamenti per l’usanza che avevano gli uomini primitivi di abitare su alti monti al fine di proteggersi meglio da eventuali nemici ma, soprattutto, dall’acqua per l’atavica paura rimasta dopo il diluvio universale. Alcuni scrittori li chiamano addirittura “Montani”, tanta era la loro abitudine di vivere esclusivamente sui monti dentro grotte o caverne.,
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…..Intorno al 300 a.c. i Galli, abitanti della Gallia Cisalpina, si unirono con i Liguri Apuani…..
…. Bologna o città dei Galli Boi.).
…..Nasce con i Galli la storia vera e propria di Lizzano Pistoiese che diventa base d’operazioni militari imponenti condotte direttamente contro Roma, una volta crollata, sotto l’urto delle Legioni Romane, la potenza militare etrusca……
…….per alcuni secoli Lizzano, con le cime dei suoi monti, le valli, le fortezze, la profondità delle selve e, soprattutto, lo spirito particolarmente bellicoso dei suoi abitanti, divenne lo spauracchio e un ostacolo quasi insormontabile per molti Consoli e numerose Legioni della romana Repubblica. Nella zona del paese posseduto dai Boi, vi era una selva immensa alla quale essi avevano assegnato il nome di “Litana” o, volgarmente, “Lizzana”.
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….da Lizzano passò Annibale nel 217 a.c. , e l’opinione più rispondente al vero sembra, che il passaggio avvenisse nell’alto Appennino Pistoiese , nella zona del passo della Calnca, vicino al Lago Scaffaiolo, appartenente al territorio di Lizzano, attraverso la “Selva Litana”, l’esercito di Annibale arrivava dall’ Ovest della pianura Padana verso la vallata dell’Ombrone e dell’Arno…
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…… Era il 216 a.c. ed i Galli Boi erano combattuti dai Romani con eserciti nettamente superiori, durante una incursione per liberare questi territori, i romani passarono sicuramente dalla strada che era stata già percorsa da Annibale e furono sconfitti con uno stratagemma. In questa strada o sentiero di quei tempi immersa completamente nel folto della “Selva” che essi avevano chiamato “Litana”, i Galli Boi tesero l’agguato, aspettarono il passaggio del Console e del suo esercito. Il gioco, fu facile: incisero, ai due lati della strada, gli alberi più grossi, in modo che, solamente una spinta bastasse a farli cadere sul selciato. Appostati dietro ad ogni albero, nel folto del bosco, aspettarono il passaggio delle due Legioni. Il trucchetto, veramente diabolico, sortì il suo effetto: gli alberi si abbatterono improvvisamente e tutti insieme sulla colonna in movimento e quelli che non morirono subito furono ammazzati dai Galli, sbucati immediatamente con lance e spade……
…. Il Comandande Console Postumio, dell’esercito romano sconfitto, in un primo momento si salvò ma poi nella ritirata andò aa essere ucciso nel vicino ponte che attraversa il “Verdiana” dove oggi esiste una selva chiamata “Case Ferri” e tutti gli abitanti sostengono da sempre, per tradizione, che lì esistesse un Tempio pagano. Il nome “Ferri”, certamente molto corrotto, per la sua radice fa pensare immediatamente alla Dea Feronia venerata, appunto, nelle selve e nei boschi. I Galli potrebbero aver portato, proprio in quel tempio, la testa del povero Postumio.
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…. nell’anno 178 a.c. (574 anno di Roma), altre battaglie tra gli eserciti di Roma contro i Liguri in questo territorio, fra gli scrittori antichi, di quanti asseriscono che il monte Leto sia posto nella zona di Lizzano perché è solo questo territorio che confina ancora oggi con le cime appenniniche dove stanno le sorgenti dello Scotenna. Il Cini identifica , in modo evidente, il Leto con l’attuale monte San Vito nei pressi di Cutigliano.
…… qualunque cercatore di funghi che percorra, oggi, la zona attraversata dal torrente “Volata”, verso Cutigliano potrà indicarvi con precisione l’esatta ubicazione di due zone che conservano il nome di “Maleto” e “Cerleto”. Maleto potrebbe essere il composto di due parole, “Malum Letum”, con un significato molto indicativo se si ricollegano alla “mala sorte” toccata al Console Petilio.
…… alla fine i Liguri furono sconfitti e l’insediamento di famiglie romane avvenne circa 80 anni avanti Cristo, al tempo di Silla, come abbiamo già detto. Da loro prendono il nome alcune località della montagna pistoiese il paese di Mammiano, come pure San Marcello (alias Marcello). Paolo Giovio, secondo il Cini, fa derivare il nome di “Gavinana” dalla famiglia di Gabinio e la chiama “Oppidum Gabinianum”, Piteglio dal Console Petilio. Anche Spignana potrebbe derivare da “Vespinio”. Infatti, nei secoli scorsi era chiamata anche Vespignana. Lizzano, pur essendo diventato anch’esso una colonia romana, conservò l’antico nome dato dai Galli alla Selva, con denominazione già resa famosa e assicurata dalle vicende che vi si erano svolte. La presenza romana in questi paesi è testimoniata dall’esistenza d’alcune vestigia di strade, pezzi di selciato, resti di fortezze e castelli. “Castel di Mura”, oggi scomparso, ma con ubicazione tutt’oggi rilevabile, nell’anno 1700 viene così descritto dal Cini: “Sopra Lizzano, in sito quasi inaccessibile, era la fortezza di “Castel di Mura”, le cui muraglie che la circuivano si vedono alquanto alte da terra e dentro vi si osservano, oltre ad altre fortificazioni, le fondamenta del cassero di essa, di una gran torre e di una cisterna sotto terra ancora intatta”. Lo stesso autore riferisce ancora che “sopra Lancisa, presso ad una delle strade per cui si passava nella Gallia, si osservavano i frammenti di una fortezza in cui fu ritrovata, pochi anni or sono, una mola di quelle solite porsi in simili luoghi”.
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Per gli anni subito dopo Cristo mancano informazioni fino a quando si richiama Lizzano in un documento emanato nel 753 d.c. da Astolfo Re dei Longobardi con il quale cedeva a Sant’Anselmo già Duca del Friuli e suo cognato, un territorio chiamato “MASSALIZANUM” interpretato dagli storici un territorio come quello di qua e di là dall’Appennino, comprendente anche il paese di Lizzano. Gli “ospizi” costruiti a Spedaletto, Fanano, e Lizzano in località “La Cella”, assicurarono, per molto tempo, le traversate dei pellegrini verso Roma e delle popolazioni limitrofe.
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La PIEVE DI S. MARIA ASSUNTA A LIZZANO PISTOIESE già esistente nell’ottavo secolo nel periodo longobardo-carolingio, dette origine a tutte le altre Chiese della Montagna. Tutto il vasto territorio che circondava la comunità che si era costituita intorno a detta Pieve, trovano già un preciso e indiscutibile riferimento storico nell’anno 997. Con un “Diploma” del 25 febbraio 997, l’Imperatore OTTONE III cedette al Vescovo di Pistoia, come feudo, la “Pieve di Lizzano e la sua corte”. Resta evidente, perciò, che la Parrocchia era già costituita molto tempo prima dell’anno 1000, si pensa già nel 700. Questo “Diploma”, approvato dai pontefici URBANO IV nel 1090 e PASQUALE II nel 1105, fu convalidato successivamente anche dall’IMPERATORE FEDERICO I con propria ordinanza del 4 luglio 1155.
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La Pieve di Lizzano ed il paese circostante, per la sua posizione strategica, divenne il castello principale dell’alto Appennino con proprie fortificazioni, come a CASTEL DI MURA, CASTELLUCCIO, SERRINO, oppure come quelle costruite nel vicino borgo di Cutigliano. Nell’anno 1255, secondo quanto si apprende dal libro dei CASTELLI, COMUNI E CONFINI in un documento citato dal Farinati, il Comune di Lizzano che comprendeva la comunità di Spignana, Lancisa, Pratale, Cutigliano e tutto il territorio dell’alto Appennino, si estendeva fino al Frignano e dovette includere in questi confini,, anche la Chiesa di Ospitale. Per Lizzano e Vizzaneta passava allora la strada maestra che dalla pianura pistoiese portava fino a Modena . In una carta pubblicata dal Muratori nelle sue “Antichità’ Italiane” e firmata dagli incaricati dei comuni di Pistoia e di Modena, a Ospitale il 24 novembre 1255, fu stabilito di mantenere sicuro e libero il passaggio della strada nei rispettivi territori. Per quanto riguardava Pistoia, l’impegno valeva da Lizzano fino a Fanano.
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Nell’anno 1283, la Pieve di S. MARIA ASSUNTA A LIZZANO era “Collegiata” ed aveva i suoi canonici. In quell’anno era canonico un certo prete Togno. Dipendevano direttamente dalla Pieve di Lizzano, “L’ORATORIO Della Beata Vergine Maria all’Ancisa”, di “S. Giovanni a Cella”, di “S. Paolo a Vizzaneta”, della “Beata Vergine Maria al Rio di Prata”, di “Sant’Andrea a Pratale” e “La Chiesa di S. Francesco” alla quale è annessa la Chiesa di S. Domenico, con un Monastero di Monache, e la “Chiesa dello Spedale di S. Giacomo”.
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Luigi Serristori, nel suo libro “Le Rovine di Lizzano” racconta che in quel periodo (1200 – 1300), “Era Lizzano in allora la capitale del territorio superiore di Pistoia con antica residenza di un Governatore indipendente e separato da quello della città di Pistoia. Nell’anno 1300 circa , accadde un fatto funestissimo, a Lizzano, per le sue terribili conseguenze. Il Pretore s’invaghì di una bellissima donzella attenente ad una delle più cospicue famiglie del paese, la qual fanciulla non sentendo per lui un egual fiamma amorosa, essendo da lui continuamente richiesta, e non vedendosi corrisposto, abusò della sua autorità e del suo potere. Alle querele e alle lacrime di lei, commossi gli abitanti, compresi dall’indegnità dell’atto, accecati dallo sdegno, con popolare tumulto, da una altezza considerabile precipitarono lo stupratore. Temendo poi la pena del commesso eccesso, procedettero ad un delitto ancora più grande: occuparono i muri delle fortificazioni e con ogni sforzo si prepararono alla difesa. Dopo poco intervallo di tempo vennero i pistoiesi col loro esercito ad assediare Lizzano ; dopo diciotto giorni di tentativi inutili l’esercito si allontanò. Ma poi in maggior numero e con maggiore apparecchio si accinsero all’impresa e lo espugnarono per fame. Furono tagliati a pezzi gli autori del delitto, gli altri complici parte rilegati e parte poi condannati a pene pecuniarie; quindi secondo il celebre aforisma di Tacito “divide et impera” furono diroccate le mura delle fortificazioni e di un popolo solo, tre ne furono formati. Le tre parti in cui il territorio rimase diviso furono quella di Lizzano ristretta nel suo centro, l’altra di Cartiliano e l’ultima di Spignana e l’Ancisa.La residenza del pretore fu trasferita a Cartiliano, poi Curtiliano, oggi Cutigliano”. Nonostante le differenze in alcuni particolari e nella collocazione storica, i diversi autori concordano nella sostanza dell’avvenimento e lo mettono all’origine delle lotte fra le diverse fazioni che lacerarono e distrussero Lizzano nei due secoli successivi. C’è da dire, comunque, che il tumulto scoppiato in quell’occasione ebbe notevole risonanza e non solo in Montagna ed è da iscriversi fra i fatti più nefasti capitati nei secoli alla Comunità di Lizzano. È proprio da quel periodo di storia, infatti, che ha inizio la decadenza dell’antico Castello e Comune sempre più a vantaggio d’altre comunità.
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Nel 1419, Cutigliano era diventato parrocchia ed aveva sottratto a Lizzano l’influenza che fino a quell’anno il paese aveva esercitato in tutta l’alta valle della Lima. Rimasero i contatti tra Lizzano ed il monastero di Fanano, tanto che alcune suore vennero trasferite alla Cella per dirigere l’ospedale di San Jacopo, situato in un nuovo edificio, costruito pochi anni dopo (1433)
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Nel 1427 la popolazione complessiva della Montagna pistoiese contava 2408 anime distribuite in circa 10 insediamenti di cui solo due, Cutigliano e Lizzano, superavano i 500 abitanti contro i 300 di San Marcello. Gli abitanti di Lizzano erano 545, quelli di Cutigliano 689, e in montagna si contavano 13000 pecore, 600 asini, muli e cavalli e 400 bovini.
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Se riflettiamo sul fatto che Lizzano parteggiò sempre, in gran parte, per i Panciatichi e quindi per la parte ghibellina (come Cutigliano); mentre Spignana, con Lancisa, fu sempre per i Cancellieri e, perciò, per la parte guelfa, dobbiamo registrare il fatto che le singole Comunità andarono ad acquistare fisionomia propria sempre più marcata, non solo per motivi geografici o religiosi, ma anche per motivi politici. Distinzione che si è perpetuata attraverso i secoli successivi e che non è difficile riscontrare perfino oggi.
E’ da segnalare che dal 1502 al 1516 ci furono cruenti, sanguinosi, indicibili scontri a Lizzano e d’intorni tra le popolazioni che parteggiavano per i Panciatichi e Cancellieri, con risonanza a Pistoia, Firenze ed oltre.
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Nella rilevazione del 1562, gli abitanti dei vari comuni risultarono così suddivisi: Lancisa e Spignana 174 fuochi (famiglie) e 800 bocche (persone); Lizzano 203 fuochi e 820 bocche; Cutigliano 412 fuochi e 1755 bocche; Popiglio 264 fuochi e 1179 bocche; San Marcello 214 fuochi e 931 bocche; Piteglio 106 fuochi e 493 bocche.
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Il declino di Lizzano continuò anche negli anni a seguire fino ad essere quasi cancellato fisicamente. Infatti, racconta il Serristori, la mattina del 26 Gennaio del 1814 una enorme frana cominciò a muoversi e la “Morettana” si spezzò in due parti ed un’acqua limacciosa, sgorgando impetuosa dal monte, riempì la “forra” scavalcando il ponte sulla strada che portava a San Marcello…………………. Gli abitanti del fondo valle, in preda al terrore, con le poche robe, ebbero modo di mettersi in salvo, risalendo verso il Paese del quale ancora ignoravano la sorte. Le loro grida, però, si mescolarono a quella dei Lizzanesi già in fuga, aiutati dalla pietà delle popolazioni vicine di Pratale, Vizzaneta, Lancisa e Spignana accorse immediatamente. ………………….. Il primo Febbraio, comunque, trascorsi appena quattro giorni dall’inizio dell’avvallamento, una voragine immensa si aprì poco al di sotto della frana e, mentre le campane continuavano ad emettere gli ultimi rintocchi col campanile che lentamente scompariva, Lizzano, con tutta la sua storia, sprofondò ricoperto da una gran massa d’acqua e di fango.
Dei circa 900 abitanti del territorio di Lizzano furono 432 le persone sfollate a Cutigliano, San Marcello, Piteglio e Gavinana in case offerte loro gratuitamente
Dopo le rovina di Lizzano servì per Chiesa Parrocchiale, di detta popolazione, l’Oratorio di S. Paolo a Vizzaneta e, a poca distanza da esso, fu costruito anche un piccolo Campo Santo. Il Parroco, un certo P. Angelo Lazzi, dall’anno 1814 al 1818 dimorò nella villa Spiombi dove morì. Il suo successore, P. Luigi Filippini, invece, dimorò in quella parte di Lizzano dove non giunse la rovina e si trasferiva al detto Oratorio di Vizzaneta, solo in occasione delle Sacre Funzioni.
Cominciata, la ricostruzione della chiesa, nel Novembre del 1824, con la benedizione della prima pietra fatta dal Sac.Francesco Lazzi cappellano di San Marcello, fu terminata e consacrata nel 1827 da Mons. Francesco Toli, Vescovo di Pistoia. L’anno 1837 fu fatta la Canonica, unita alla Chiesa, a spese del Governo” . Da quell’anno in poi la “cronaca” registra, ormai, solo fatti di vita parrocchiale.
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Nella seconda guerra mondiale Lizzano Pistoiese, con tutto il suo territorio, fu ancora interessato da eventi bellici di portata storica eccezionale. Dopo lo sfondamento delle difese tedesche sull’Arno, l’ondata d’urto della Va Armata americana, nel Settembre del 1944, s’infranse contro il bastione, non soltanto naturale, della famosa “LINEA GOTICA” che, dal fiume Magra al Rubicone, attraverso il massiccio centrale dell’Appennino, costituì nuovamente, come nei tempi antichi, la linea di demarcazione fra il Nord e il Sud fra il passato e il futuro. Dal Gennaio alla Primavera del 1945, Lizzano Pistoiese fu un posto avanzato d’arroccamento, per la “Xa DIVISIONE DI MONTAGNA” prima dell’ultimo balzo in avanti verso la pianura padana, il lago di Garda, Milano per la vittoria . Il 4 giugno 1988 il paese visse una giornata memorabile, accogliendo, dopo quarantatré anni, con sentimenti di vera gratitudine, i gloriosi combattenti di quella Divisione americana, per commemorare i “CADUTI”, ricordare il sacrificio di tutti coloro che, su questi monti, combatterono e morirono, meritando per noi, con il loro sacrificio, il dono della libertà e della pace.. L’occasione fu data dal ritorno, dopo tanti anni, del serg. JOHN MURPHY che, a Lizzano, nell’Inverno del 1945, aiutato dal parroco Don Mario Frati, scoprì la sua “VOCAZIONE”. Una storia che lega, per sempre, a Lizzano la sua azione sacerdotale che egli ha svolto, per alcuni anni, nella CHIESA DI S. GIUSEPPE presso il CAMPIDOGLIO a WASHINGTON.
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