Gli amici dei Murali

SPIGNANA

Il paese di Spignana, oltre il colle di Lancisa, si offre al turista come alternativa alle brevi e quotidiane passeggiate di queste montagne. Non ha cose notevoli, ma è ricordata, soprattutto, perché dette i natali a due illustri uomini di lettere, gli abati Gaetano Cenni e Bartolomeo Colti. La chiesa si può far risalire al Basso Medio Evo e la data “1201” incisa, nella pietra, sul fianco destro, presso lo spigolo della facciata, può essere, forse, indicativo dell’anno di fondazione.
Per alcuni scrittori di cose antiche, l’attuale Spignana fu costruita dai Goti intorno ad una torre di difesa (l’attuale campanile) “in luogo angusto ed inaccessibile”; ma il vero paese sarebbe ancora più antico ed ubicato nei pressi del torrente “Verdiana” in località che, ancora oggi, è chiamata “Sospignana”.
Il suo territorio, comunque, era incluso entro i limiti dell’antica e famosa “Silva Litana” di cui ci parla lo storico Tito Livio ed interessato, perciò, come vedremo, dalle vicende belliche che si svolsero in questa “selva” tra i Romani ed i Galli Boi.
Il nome di Spignana deriverebbe da “spinea” (rovi, spine,cresciute su rovine), perciò i romani l’avrebbero chiamata “Castrum Spinarum” e i Goti poi, “Spineana” (spinosa) o campo di spine. E’ opinione di Giuliano Pacioni, segretario del Granduca di Toscana e famoso per le sue lettere latine scritte a personaggi dell’epoca dalla villa di “La Lama”, poco distante dal paese di Spignana, ove egli visse, per oltre trenta anni, fino alla sua morte avvenuta nei primi anni del secolo XVIII.
Il Cini, invece, ritiene che Spignana, come altri paesi della Montagna Pistoiese, sia appartenuta a qualche famiglia di coloni Romani. Vespinio, dal quale “Vespignana” e quindi Spignana, potrebbe aggiungersi agli altri nomi di famiglie, sicuramente Romane, indicate dai toponimi ancora esistenti come “Vagliappi”, “Mavigliana”, “Fatini”, “Pertini”.
In epoca alto-medievale, a monte del primo nucleo abitativo presso Sospignana, sorse un avamposto difensivo goto, costituito da due torri d’avvistamento, che facevano parte del primo sistema difensivo locale assieme alla Torre del Partitoio (sul vicino monte Cerreto) ed alle torri di Popiglio. In contemporanea alla costruzione di Castel di Mura, uno dei due torrioni di Spignana, divenne l’attuale campanile; l’altro mastio è stato inglobato nelle case della piazza.
Nel XII secolo il borgo era sotto la giurisdizione comunale dell’allora Castello di Lizzano visto che la Pieve Santa Maria Assunta (chiesa madre dell’appennino pistoiese), aveva facoltà di un proprio fonte battesimale, per cui la Chiesa di San Lorenzo a Spignana era nella condizione di essere dipendenza della Pievanìa lizzanese.
Nel Medio Evo, Spignana parteggiò, con Lancisa, per i “Cancellieri” che erano di parte guelfa, e lottò, a lungo, contro i “Panciatichi” di Lizzano e Cutigliano che erano di parte ghibellina.
Fino all’anno 1520, Spignana appartenne al Comune ed alla parrocchia di Lizzano. L’indipendenza completa fu acquisita nel 1653, data di costruzione della casa canonica che consentì la piena disponibilità di un parroco proprio. Oggi, nonostante la scarsità del numero di abitanti (circa 100) ha potuto conservare una sua distinzione giuridica ecclesiale, pur essendo unita alla parrocchia di Lizzano con la formula “aeque principalis”
Il borgo di Spignana si trova nella valle del torrente Verdiana, nella Montagna pistoiese, a un’altitudine di 750 metri sul livello del mare, sulle pendici del Monte Cornaccio (Roncole e Poggio Fratone).
Nel 1551-1568 si formò un ente di governo fra Spignana a la vicina Lancisa con redazione di un proprio statuto, da cui si evinceva che il vertice del governo fosse un vicario affiancato dal consiglio dei due Popoli e dalle cariche di messo, camerlengo dei dazi e dei sali, due campai, due stimatori dei beni e danni dati, più un cancelliere. I componenti di tutti questi organi venivano estratti a sorte da un’apposita “borsa delle cariche”. Il territorio del comune di Lancisa e Spignana comprendeva anche i vicini centri di Erta e Vitalatico e in parte Monte Castello.
Nel 1775 venne creato il magistero della Comunità della montagna per il controllo unitario dei territori appenninici e tutte le autorità comunali vennero perciò sciolte. Nel 1833 Spignana contava 279 abitanti.
Alcune fonti affermano che durante la seconda guerra mondiale, nel settembre 1944, il generale Albert Kesselring, messo in fuga dalle forze alleate dal fronte dell’Arno, sostò per una notte nel paese, prossimo alla neo costituita linea gotica; qualche movimento non sfuggì agli Alleati che per una serie di mancate informazioni bombardarono Maresca. Nella fase di occupazione alleata (divisioni anglo-indiane e statunitensi), nei dintorni del borgo vennero installati punti di tiro per artiglieria pesante, a difesa del confine di crinale nella valle del Lima.
Luoghi e data d’interesse in Spignana e d’intorni:
• Grotta di Macereti, antro ai piedi del monte Cerreto, detta “di Macereti” cioè “delle macerie” dove si accumulavano gli scarti di lavorazione        della   pietra serena qui estratta ed elaborata dagli scalpellini.
• Via di Ripi, tratto della Romea-Nonantolana (Romea Strata).
• Verginetta de’ Matterelli, edicola che rappresenta una Madonna con Bambino. In basso un’epigrafe recita «Casetta dei Matterelli».
• Casa Mici-Villani, durante il periodo di istituzione della linea Gotica è stata sede di un comando tedesco locale, in seguito divenne    anglo-americano.
• Il 25 aprile, in occasione di San Marco, il popolo e il curato di Spignana, dato un obbligo diocesano cinquecentesco, erano tenuti ad andare in processione e partecipare alla liturgia presso la pieve di Lizzano, dato il distacco (assieme a Lancisa) dall’autorità del precedente comune; in quanto tale atto aveva comportato la piena facoltà battesimale della parrocchia Spignanina con un proprio fonte. I Lizzanesi ebbero una certa riserva sul fatto, allora il vescovado propose tale soluzione, supportata dal fatto che la parrocchia di Lizzano fosse la più antica della Val di Lima.
• Il 10 Agosto ha luogo la Festa patronale di San Lorenzo, per tradizione le vie del paese e le case vengono illuminate con candele di cera (moccoli) e viene portata l’effige del santo in processione, seguita dalla fiaccolata dei flambò.
• Il I° sabato di Ottobre veniva allestito il “Focarone”, un Falò in onore alla Beata Vergine del Rosario. I ragazzi del paese andavano a far fascine di legna e ramaglie nei boschi circostanti, portandole poi sul sagrato della chiesa parrocchiale. La massa veniva incendiata al suono dell’Ave Maria (dopo i Vespri serali), seguita dalla benedizione del parroco, ai piedi della torre campanaria. Tale usanza era, con ogni probabilità, un retaggio della cultura pagana legata ai riti dell’equinozio autunnale delle pre-insediatisi popolazioni Liguri e/o Celtiche.